14 March 2006

L'Arrampicata alle Olimpiadi invernali

Mike Doyle ci riassume com'è andata la dimostrazione (piuttosto deludente) del nostro sport alle recenti Olimpiadi di Torino. Sebbene l'arrampicata sia uno sport in costante crescita, bisogna che qualcosa nelle competizioni cambi se si vuole inserirla tra gli sports olimpici. Ecco alcuni suggerimenti da 8a.nu.

Come molti di voi sapranno, era stato richiesto alla federazione internazionale UIAA di organizzare delle dimostrazioni di arrampicata durante le Olimpiadi invernali, a Bardonecchia, luogo delle competizioni di snow-board. Il Sindaco di Bardonecchia aveva assicurato ospitalità per 10 climbers alla volta, così l'UIAA aveva deciso di invitare 30 atleti da tutto il mondo, facendoli esibire a rotazione durante i 16 giorni di Olimpiadi. Io ero nel primo gruppo ed ecco qui le mie impressioni su com'è andata e com'è stata recepita l'arrampicata sportiva.

Il primo gruppo era decisamente il più "internazionale", con arrampicatori venuti da quattro diversi continenti. Ce n'erano due dall'Asia (Lei Zhao - China, Lai Zhao Cheng - Hong Kong), altri due dall'Australia (Christina Bedard, Alan Pryce), tre dal Nord America (Mike Doyle - Canada, Vadim Vinokur - USA, Emily Harrington - USA) e quattro dall'Europa (Jorg Verhoven - Netherlands, Magnus Midtboe - Norway, Angela Eiter - Austria, Killian Fischhuber - Austria). Fortunatamente tutti parlavamo inglese, così siamo stati in grado di comunicare.

Nessuno di noi sapeva in realtà cosa si sarebbe dovuto aspettare una volta arrivato in Italia: Le Olimpiadi sarebbero state una grande festa? Quanta gente avrebbe assistito alle nostre dimostrazioni? Tra di noi arrampicatori si sarebbe fatta una gara? E soprattutto, le competizioni di arrampicata sportiva avrebbero beneficiato di queste dimostrazioni?

Tutti speravamo di sì, e tutti noi partecipanti abbiamo fatto parecchi sacrifici per essere lì. Alcuni hanno dovuto modificare il viaggio e pagarselo da soli, alcuni hanno dovuto fare assenza a scuola o prendersi ferie per venire in Italia per una settimana. Purtroppo devo dire che, almeno per il primo gruppo, non credo che l'arrampicata abbia beneficiato di questo evento.

Era in programma di arrampicare due volte al giorno, la mattina era aperto a tutti e la sera ci esibivamo noi. Alla fine, le due cose si erano mescolate e tutti arrampicavano con tutti. Sebbene fosse divertente arrampicare con altri, non credo che a livello estetico sia stato il massimo da guardare. Immaginate 10 persone che fanno boulder contemporaneamente sulla parete di una stanza. Qualcuno veniva a vedere, restava qualche minuto e poi se ne andava. Credo che in quella settimana siano venute a vederci non più di 20 persone. Personalmente speravo in qualcosa di più che una semplice dimostrazione, magari una finta gara oppure qualcosa di più divertente da guardare.

Come ho detto, ero nel primo gruppo e speravo che le cose sarebbero cambiate con i gruppi successivi. Ovviamente gli atleti delle discipline invernali erano tutti presi dalle loro gare olimpiche. Sfortunatamente, come riferisce Maja Vidmar, le cose sono continuate così, in maniera molto lenta, fino all'ultimo gruppo.

Le uniche note positive sono state gli incredibili caffè italiani e le partite a ping-pong contro la Cina (hanno vinto loro!!). L'ospitalità è stata eccezionale. Siamo stati anche invitati alle gare maschili di Halfpipe con lo Snowboard. E' stato carino, anche se dopo 6 ore al freddo a vedere i ragazzi far sempre le stesse cose non se ne poteva più.

Nessuno all'UIAA si illude che l'arrampicata possa diventare uno sport olimpico a breve. E' chiaro che questo sport ha bisogno di crescere ulteriormente in diversi Paesi, all'interno delle singole realtà nazionali. Direi che il principale pensiero con cui sono venuto via dall'Italia è stato il desiderio di contribuire a diffondere l'arrampicata sportiva e le competizioni innanzi tutto nel mio paese (il Canada). Se solo potessi lasciare il lavoro...

Per prendere visione di una prospettiva leggermente differente, leggete il reportage di Debbie Glowach: http://www.usaclimbing.org/resources/2006_usac_olympics_report.pdf

Mike Doyle

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